Ode al Pordoi

La Montagna, il luogo dove la quiete, la tranquillità, il silenzio la fanno da padrone. Paesaggi magici sospesi tra la terra ed il cielo. Ci sono mesi in cui il vento è l'unico suono, poi arriva la neve, così luminosa e splendente. Nel nostro Paese, tra Alpi e Dolomiti, c'è l'imbarazzo della scelta in quanto a impianti sciistici o scenari naturali che catturano turisti da tutto il Mondo. Ma c'è anche un altro tipo di turismo, molto più passionale e romantico, quello sportivo come ad esempio quello legato al ciclismo. Anzi, nel ciclismo, spesso sono proprio le montagne le vere protagoniste, teatri naturali di grandi imprese e mete di tantissimi tifosi arrampicati e stipati su costoni o nelle distese d'erba per aspettare il passaggio del proprio beniamino.
Gavia, Mortirolo, Zoncolan, giusto per citarne qualcuno, sono nomi che ormai fanno parte del mito. Ma tra tanti ce ne uno che più di altri stuzzica la fantasia degli appassionati italiani: il Pordoi!.
Da sempre legato alle imprese di Coppi e Bartali, il Passo Pordoi, è la salita per eccellenza. Situato tra le province di Belluno e Trento è un valico alpino delle Dolomiti e precisamente congiunge i comuni di Arabba e Canazei. Nel ciclismo lo si ricorda per essere stato diverse volte la cima più alta delle tappe del Giro d'Italia, la cosiddetta "Cima Coppi". Come detto il nome di Fausto Coppi è inevitabilmente abbinato al Pordoi, il "Campionissimo" fu artefice di imprese memorabili in tempi in cui le strade erano polverose ed impervie , transitando quasi sempre primo sulla cima. Il Pordoi di Coppi ispirò addirittura Ernest Hemingway, che voleva capire perchè lui lo chiamasse "luogo del paradiso". A coronare questo binomio, dal 2000, lungo il Passo si trova un monumento a lui dedicato. Da un punto di vista tecnico, il Pordoi, da qualsiasi versante lo si affronti ha pendenze molto regolari, mai brusche, a volte quasi dolci, sembrano fatte apposta per i tanti cicloamatori che provano a scalarlo. Ma il Pordoi non è una salita facile, i due versanti sono completamente diversi. L'ascesa da Canazei è più lunga ma anche più dolce di quella di Arabba, la strada sale regolare attraverso il bosco e solo negli ultimi chilometri si dirada e appare la sequenza di tornanti che portano al Passo. Totalmente scoperto il versante di Arabba, lungo 9,5 km, per un totale di 33 tornanti, interamente visibile in tutta la sua lunghezza, la salita è completamente esposta al sole e aperta a venti che la rendono ancora più dura. Infine c'è l'aspetto più romantico del Pordoi, quello legato alla gente comune che ha fatto diventare un'icona questa montagna, perchè possono passare gli anni ma la passione resta sempre la stessa ed ogni volta che il Giro passa da qui le scene si ripetono, migliaia di persone che si riversano lungo i tornanti in cerca dei posti migliori, perchè l'importante è esserci, conoscersi e magari scambiarsi un bicchiere di vino, è questo l'effetto che fa il Pordoi , la capacità di attirrare una folla sempre uguale e sempre un pò bambina. Poi quando la corsa sarà passata ed il vento si sarà riappropriato di quelle vette, proprio allora, ricomincerà l'attesa.
Ci sono cime che solo pronunciarle si prova dentro la grandezza di quei silenzi ed il brivido d'imponenza che essi incutono e i sogni che nutrono in ognuno di noi...tutto questo è il Pordoi!

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