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Visualizzazione dei post da marzo, 2018

Uno sforzo..olimpico!

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Ci sono gare che entrano nella storia per le prestazioni dei singoli atleti, per dei record battuti o per la particolare spettacolarità della gara stessa. Ma ce ne sono altre che seppur non di alto livello tecnico vengono ricordate per situazioni così straordinarie da emozionare i tifosi di tutto il mondo. Gare in cui ad essere esaltati sono i veri valori sportivi che magari ai protagonisti non regalano vittorie, medaglie o gloria ma che gli fanno acquistare il rispetto e la stima dell'opinione pubblica. Sono proprio queste le gare che più di altre ci piace raccontare e divulgare. Ecco allora che la storia descritta nelle prossime righe ci aiuta a capire meglio di cosa stiamo parlando. La gara in questione è la maratona femminile dei Giochi Olimpici di Los Angeles del 1984. E' il debutto assoluto, almeno per quanto riguarda le donne, per la maratona alle Olimpiadi anche perchè non è da molto tempo che questa disciplina è stata allargata al femminile. Infatti, almeno fino a

Un salto (troppo) in lungo

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Nel 1987 Roma ha ospitato la seconda edizioni dei Campionati Mondiali di Atletica leggera. La IAAF (la Federazione Internazionale di Atletica) stanca di avere risalto solo ed esclusivamente alle Olimpiade decise, finalmente, di creare un Mondiale tutto suo che si sarebbe svolto anch'esso ogni quattro anni, insomma, creò un evento alternativo in modo da esaltare ancora di più le sue stelle più luminose e, allo stesso tempo valorizzare l'ambiente stesso. Così dopo la prima storica edizione del 1983 ad Helsinki la grande Atletica si diede appuntamento allo stadio Olimpico dal 28 agosto al 6 settembre per il secondo appuntamento Mondiale. Per l'Italia era l'occasione d'oro per mettersi in mostra da un punto di vista organizzativo (nell'ambiente era ancora vivo il ricordo dell'Olimpiade romana del 1960, una delle più scenografiche) e rilanciare un movimento che aveva vissuto momenti magici grazie alle imprese di Pietro Mennea e Sara Simeoni che però ormai si er

Il sorpasso

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Quando parliamo di motori, velocità e gare automobilistiche una delle prime immagini che ci viene in mente è quella di una qualsiasi monoposto di Formula1. Questo probabilmente perchè la F1 è l'espressione massima della potenza meccanica e tecnologica applicata agli sport motoristici. Da sempre poi l'adrenalina che regalano i sorpassi di questi bolidi fanno sognare tutti gli appassionati dando quasi la sensazione di viverli di persona. Proprio i sorpassi sono i momenti topici di ogni Gran Premio insieme, ovviamente, alla partenza (sempre più punto-chiave delle gare). Ci sono stati piloti che anche se non sono riusciti a vincere titoli mondiali hanno costruito la loro fama proprio sull'arte del sorpasso entrando nei cuori dei tifosi e superando nelle preferenze colleghi più vincenti. Ovviamente la Formula1 è piena di sorpassi storici che hanno così tanto entusiasmato il pubblico da diventare addirittura pietre miliari di questo sport. E' impossibile fare una vera cla

Il Mondiale argentino e la "marmelada peruana"

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E' risaputo che il Mondiale di calcio è una delle manifestazioni sportive più seguite al mondo, seconda solo alle Olimpiadi. Nella quasi centenaria storia dei Mondiali (i primi si svolsero nel 1930) ci sono state partite che per spettacolarità, importanza e intensità hanno talmente toccato l'opinione pubblico da aver avuto un ruolo importante persino nella cultura popolare dei vari Paesi. Mentre ci sono altre partite che vengono ricordate per aver lasciato ombre e misteri sul loro regolare svolgimento. Ed è proprio di una di queste "storiche" partite che vogliamo soffermarci. Si tratta dell'incontro tra Argentina e Perù del Mundial '78 passato alla storia come la partita della "marmelada peruana". Andiamo con ordine. Nel 1978 i Mondiali si svolgono proprio in Argentina, il Paese sudamericano si trovava in una situazione politico-sociale, come dire, particolare. Due anni prima grazie ad un colpo di stato il Generale Jorge Videla diventò Presidente

Galeotta fu l'Olimpiade

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A volte la vita regala storie dai risvolti così sorprendenti che neanche la mente più fantasiosa può concepire. Quella che scoprirete nelle prossime righe ne è un esempio palese. Si tratta di una vera e propria storia di amore dove le protagoniste sono la prova vivente di quanto detto sopra e il finale è davvero imprevedibile, bello e, se vogliamo anche simpatico. Questa storia comincia nel 1992 a Barcelona, in Spagna. E' li che quell'anno si svolgono le Olimpiadi, ancora oggi considerate tra le più tecniche e spettacolari della storia per via dei tanti campioni o stelle dello sport che vi hanno partecipato. Proprio in quell'Olimpiade debutta per la prima volta nella storia il Judo, o meglio, questa storica disciplina olimpica allarga i suoi confini aprendo anche alle donne. Sono 7 le categorie di peso che assegnano le medaglie. Nei Medioleggeri (ovvero fino a 56Kg) la grande favorita è proprio una spagnola: Miriam Blasco. Campione d'europa e del mondo in carica, la B

Martina Hingis (il primo amore non si scorda mai)

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Chi di noi non ha avuto idoli da ragazzo? Personaggi che prendevamo come modelli di stile e che cercavamo di imitare in tutto e per tutto. Nel maggiore dei casi si tratta di attori famosi piuttosto che cantanti o campioni dello sport. Ovviamente anch'io avevo i miei miti e, altrettanto ovviamente, riguardavano lo sport, anzi, da buon ragazzino medio italiano erano calciatori famosi. Cresciuto con il mito di Maradona, ho poi ammirato Roberto Baggio fino ad amare Ronaldo (inteso come il Fenomeno). Eppure, tra tanti big dello sport, ce ne stata una che più di altre ha entusiasmato tanto me quanto milioni di persone stravolgendo di fatto i canoni del suo sport. Questa è Martina Hingis. La svizzera (ma di origini slovacche) da metà degli anni '90 ha cambiato il modo di concepire il tennis femminile, proiettandolo in una nuova era, avvicinandolo in quanto a popolarità, come mai fino ad allora, a quello maschile. Ancorato ad un tennis vecchio dove era ancora fresco il mito della Nav

Il mito di Garrincha

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Manoel Francisco dos Santos detto Garrincha è stato uno delle più grandi ala destra della storia del calcio. Garrincha è il nome brasiliano di un tipo di uccellino dalla testa grossa e le zampette esili, fu uno dei suoi innumerevoli fratelli a dargli quel soprannome, tra i tanti, sicuramente quello più azzeccato e con cui fu noto in tutto il mondo. Garrincha nasce nel 1933 da una famiglia poverissima  in una delle tante favelas di Rio de Janeiro, da piccolo fu colpito da una forma di Poliomelite precoce che ne mise a rischio la vita. Considerando la condizione sociale in cui versava la famiglia e l'epoca in questione, il fatto che il piccolo Manè (primo nomignolo affibbiatogli) riuscì a sconfiggere la malattia lo si può considerare quasi come un miracolo. Ma proprio quella malattia gli lascia in eredità diversi problemi, tra cui, una gamba più corta dell'altra, e non di poco, addirittura 6 centimetri!. Problemi  che non erano solo fisici, a quanto pare, aveva un, seppur lie