Per non dimenticare

Il 27 gennaio 1945 i soldati dell'Armata Rossa abbattevano i cancelli del campo di concentramento e di sterminio di Auschwitz-Birkenau e liberavano i prigionieri sopravvissuti. Per questo motivo l'ONU, a partire dal 2005, ha deciso di celebrare ogni anno in questa data "la giornata della memoria" per commemorare tutte le vittime dell'Olocausto In questo blog si parla di sport, di passione, di sudore, a volte enfatizzando storie e utilizzando parole come "eroe" o "dramma" ma è chiaro che di fronte a temi del genere tutto sembra terribilmente superficiale. La speranza è che ognuno di noi, almeno in questo giorno, possa ricordare come non più di 70 anni fa accadevano fatti di cui l'Uomo si dovrebbe vergognare per sempre. Ricordare è importante perchè, si spera, dovrebbe servire a non ripetere certi errori.
Come detto questo è un blog sportivo, allora a modo mio cercherò di commemorare questo giorno parlando di Arpad Weisz. Proprio in questi giorni il Bologna calcio ha intitolato la curva sud dello stadio Dall'Ara proprio a Weisz che ne fu l'allenatore dal 1935 al 1938 e che fu deportato e ucciso ad Auschwitz nel 1944.
Arpad Weisz era ungherese, nato da genitori che facevano parte della comunità ebraica, cresciuto in un ambiente culturale medio-alto e molto sensibile alle idee politiche del primo socialismo. Iscritto all'Università di Giurisprudenza di Budapest dovette abbandonare quasi subito per lo scoppio della I Guerra Mondiale. Suddito dell'Impero Austro-Ungarico combatte sul Carso contro l'esercito italiano. Non si sà molto di lui fino al 1924-25 quando, diventato calciatore, fu ingaggiato dal Padova dove giocò una sola stagione per poi passare all'Inter. Ala sinistra molto tecnica e veloce disputò 11 partite segnando anche 3 gol ma fu vittima di un brutto infortunio che pose fine alla carriera a soli 30 anni. Ma la passione per il calcio lo portò ad intraprendere la carriera di allenatore, ritornò all'Inter e portò la squadra allo storico scudetto del 1929-30 (il primo a girone unico, in sostanza il primo di Serie A!). Era un innovatore, introdusse i primi allenamenti specifici, fu il primo a curare le diete dei calciatori, tatticamente portò in Italia il "sistema" tipico esponente della cosiddetta scuola danubiana. Dopo due stagione l'Inter non gli rinnovò il contratto e lo lasciò andare al Bari per poi riprenderlo dopo appena una stagione, ma i rapporti con la dirigenza non erano buonissimi e così dopo altre due stagioni lasciò i nerazzurri, rimase senza squadra fino a quando non subentrò a campionato in corsa al Novara, in Serie B. In un anno e mezzo lo portò in A fin quando lo chiamò il Bologna dove riuscì nell'impresa di vincere 2 Campionati (1935-36 e 1936-37). Ma i tempi stavano velocemente cambiando, nel 1938 Weisz in Italia veniva considerato solo un ebreo, per di più di nazionalità straniera. Il 7 settembre in un decreto legge la Monarchia stabilì che gli stranieri ebrei con residenza in Italia avevano 6 mesi di tempo per lasciare il Paese. Nel gennaio del 1939 Weisz si trasferì a Parigi. Ma la storia stava precipitando, gli ebrei in Europa erano ormai inospitali, si sà di lui che fino al 1941 allenò in Olanda, poi il buio. Il 2 agosto 1942 la famiglia Weisz fu arrestata dalla Gestapo in Olanda, qualche giorno dopo furono trasferiti nel campo di Westerbrok, nel nord dell'Olanda, lo stesso da cui passò Anna Frank. Il treno con i Weisz partì il 2 ottobre con destinazione Auschwitz. I figli  Roberto e Clara con la mamma Elena vennero avviati alla camera a gas il 5 ottobre, appena scesi dal treno. Avevano rispettivamente 12, 8 (compiuti da pochi giorni) e 34 anni. Di Arpad non c'è traccia. La sua morte è datata 31 gennaio 1944. L'ipotesi più probabile e che abbia fatto parte dei 300 uomini fatti scendere a Cosel per essere avviati nei campi di lavoro in Alta Slesia, visto che nel '42 aveva quarantasei anni ed era ancora nel pieno delle forze. Ma come e in che condizioni sia arrivato al gennaio del '44 non è dato sapere.

Questo è stato Arpad Weisz e questa è una delle tante, troppe, storie che la storia ci ha tramandato. Una storia che per quanto triste e difficile da digerire non deve essere dimenticata. A San Siro c'è una targa che ricorda Weisz e da oggi la curva sud del Bologna oltre alla denominazione storica "San Luca" viene aggiunto anche "Arpad Weisz".

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