Un bullone d'oro
Può un semplice bullone di ferro, mezzo
arrugginito, valere quanto una medaglia d'oro?
La risposta sembrerebbe scontata visto la
differenza di valore e di prestigio dei due materiali, eppure,
nell'ultra-centenaria storia delle Olimpiadi è successo anche che il più comune
dei pezzi meccanici fu determinante per l'assegnazione di ben due medaglie
d'oro.
I fatti e i personaggi narrati nelle
prossime righe, oltre a far riflettere, possono essere presi come esempio per
spiegare al meglio il concetto di sport ed i principi fondamentali su cui si
basano le Olimpiadi moderne. Ma andiamo con ordine.
Siamo nel 1964, le Olimpiadi invernali si svolgono a
Innsbruck, in Austria. I Giochi sono già entrati nel vivo, le gare si
susseguono e lo spettacolo non manca. Il 1° febbraio il programma prevede la
finale di Bob a 2, è la gara più importante di questa disciplina e si
preannuncia molto incerta. In Italia l'attesa è tanta, c'è profumo di medaglie,
tra i favoriti della vigilia c'è anche uno dei nostri equipaggi, quello
capitanato da Eugenio Monti, conosciuto anche come "il Rosso Volante"
nome affibbiatogli dal noto giornalista Gianni Brera per via del colore dei
capelli e per il gran coraggio. Dopo le prime due manche del giorno prima però
la gara dice che avanti ci sono i bobbisti britannici Tony Nash, altra figura
di grosso rilievo e storico rivale di Monti, e Robert Dixon, mentre il duo Monti-Siorpaes
è addirittura terzo, a causa di una prima discesa sfortunata e chiusa col
quinto tempo e dietro anche agli altri azzurri Zardini-Bonagura. Così riprende
la gara ed uno dopo l'altro si arriva alla discesa degli azzurri che si
confermano in rimonta pur rimanendo al terzo posto. Ma succede qualcosa.
Durante la loro prova i britannici sbattono lungo una parete del budello
(..così in gergo viene chiamata la pista di bob) ed il loro mezzo viene danneggiato,
infatti, un bullone dei pattini di guida si rompe e deve essere sostituito.
Negli anni '60 la tecnologia non è quella di adesso che permette interventi
immediati per riparare i mezzi meccanici ed anche le disponibilità e
l'organizzazione sono diverse. Insomma il danno è irreparabile. Le voci si
rincorrono, i britannici saranno costretti al ritiro, poi la notizia arriva
all'orecchio del Rosso Volante che non ci pensa un attimo, cerca il bullone tra
la dotazione di riserva della nazionale italiana e lo consegna di persona al
grande rivale Nash. L'ultima discesa non cambia la classifica e così l'oro va
ai britannici con Monti che si deve accontentare del bronzo dietro agli altri
due azzurri. Il gesto nobilissimo di Monti ha un gran riflesso sui media, che
non parlano d'altro. A dire il vero nel clan italiano qualcuno non nasconde la
delusione per la mancata occasione e lo fa notare ma Monti risponde
dichiarando: "Nash non ha vinto perchè gli ho dato il bullone. Ha vinto
perchè e andato più veloce!". Anni dopo il compagno di squadra Siorpaes
dirà di lui che quel gesto gli venne naturale e che non si rese neanche conto di tanta
generosità. Per quell'episodio il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) si
riunì e prese una decisione storica: conferì a Monti la medaglia "Pierre
de Coubertin" massima onorificenza attribuita a pochissime persone per
gesti di alta lealtà sportiva, fu una prima volta assoluta.
Eugenio Monti il "Rosso Volante" |
Il mito di Eugenio
Monti iniziò proprio li, ad Innsbruck, e si consacrò quattro anni dopo, quando
nell'Olimpiade del '68 a Grenoble (Francia), ormai quarantenne, la sorte gli
ridiede quello che gli spettava, facendogli vincere due medaglie d'oro nel bob
a 2 e in quello a 4. Tutt'ora Monti resta uno dei bobbisti più vincenti della
storia di questo sport!.
L'onestà e l'altruismo pagano sempre..questi sono i personaggi sportivi che dovrebbero essere presi ad esempio
RispondiEliminaPersonaggi come Eugenio Monti, purtroppo, se ne trovano sempre di meno...
EliminaBellissimo esempio di sport
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