Il Gabbiano d'Argento


La storia del Volley italiano la si può dividere in due parti. La prima molto semplice, dilettantistica, dove la pallavolo era vista solo come sport didattico da praticare a scuola, al contrario, la seconda molto più seria, professionale, tanto da far diventare il movimento italiano un modello di riferimento nel panorama mondiale. L'evento che segna il punto di demarcazione tra il prima e il dopo ha una data ben precisa, il 1978. In quell'anno il nostro Paese ospita per la prima volta i Mondiali, quell'edizione, così coinvolgente (e sorprendente), farà innamorare definitivamente la Pallavolo agli italiani. Fino ad allora, infatti, questo sport era praticato poco e seguito meno dal pubblico e da media. Esisteva un regolare campionato nazionale così come c'era una Federazione che però era abbastanza approssimativa e anche a livello organizzativo non eccelleva, insomma, eravamo anni luce indietro alle potenze pallavolistiche. La Nazionale rispecchiava perfettamente quanto detto, non riusciva ad ottenere risultati rilevanti, anzi, spesso arrivavano brutte figure. Ai Mondiali si registrava come miglior risultato un 8° posto nel'edizione inaugurale (1949) dove tra l'altro erano presenti solo 10 nazionali, poi sempre piazzamenti intorno alla 15a posizione col picco negativo toccato proprio nell'ultimo torneo iridato di quattro anni prima in Messico dove ci classificammo addirittura 19simi. Alle Olimpiadi poi la situazione era pure peggio: una sola partecipazione, Montreal 1976, con tutte sconfitte e solo 2 set vinti, una debacle insomma. A quel punto col Mondiale casalingo alle porte la Federazione prova ad alzare il livello affidando la Nazionale ad un tecnico straniero, il polacco campione olimpico Edward Skorek non che allenatore-giocatori della Panini-Modena. Viene alla luce che il vero problema non è la qualità tecnica a disposizione ma la superficialità e l'inadeguatezza organizzativa che c'era allora tanto che lo stesso Skorek, che inizialmente aveva accettato con entusiasmo, si disamora della situazione e a tre mesi dalla rassegna iridata lascia l'incarico. Presi alla sprovvista gli organi federali devono correre al riparo e affidano la patata bollente a Carmelo Pittera che aveva appena portato alla conquista dello scudetto la sua Paoletti Catania (il primo tricolore della storia per un club siciliano). Pittera accetta ma alle sue condizioni: tre anni di contratto, l'assunzione del suo vice-allenatore e la possibilità di continuare a svolgere il doppio incarico Nazionale-Club di appartenenza. L'avventura ha inizio. Pittera cambia le cose: inizia con allenamenti giornalieri (cosa mai vista fino ad allora), pretende e ottiene di giocare vari tornei, anche minori, per selezionare al meglio i giocatori. La scelta della rosa fa discutere sopratutto per l'incredibile esclusione di un paio dei "senatori" della nazionale ma anche per il fatto di inserire ben 5 elementi della Paoletti, suoi fidi scudieri. Con queste premesse ci si presenta al Mondiale casalingo al quale prendono parte 24 squadre. Le partite si giocano nei palazzetti di Ancona, Bergamo, Parma, Udine, Venezia e Roma (sede anche delle finali). L'Italia, inserita nel Gruppo A, giocherà a Roma, con noi ci sono Belgio, Cina ed Egitto. Il girone effettivamente non sembra irresistibile e le possibilità di arrivare fra le prime due ed approdare alla seconda fase ci sono tutte. Il debutto, solitamente partita delicata a prescindere dall'avversario, è ottimo, battiamo 3-0 secco il Belgio e con lo stesso risultato ci sbarazziamo dell'Egitto. Siamo qualificati al secondo turno ma ci giochiamo il primo posto nel girone, importante per avere accoppiamenti più abbordabili, con la Cina. E' proprio questa la partita che fa capire che qualcosa è cambiato, sia nella Nazionale sia nell'ambiente, infatti, per arrivare alla vittoria gli azzurri devono ringraziare anche i tifosi del PalaEur che li sostengono come non mai fino ad allora, sopratutto quando, dopo aver vinto il primo e perso il secondo, nel terzo set ci ritroviamo sotto 11-4. Il pubblico sale alla ribalta e incita i ragazzi che con un clamoroso parziale di 11-0 rimontano e vincono 15-11 per poi chiudere il match in quattro set. Siamo primi ed è già un miracolo. Al turno successivo veniamo abbinati a Brasile, Bulgaria, Germania Est e Unione Sovietica, tutte nazionali che fino ad allora ci hanno quasi sempre battuti, le prime due vanno in semifinale e per noi, la qualificazione, è quasi utopia . Ancora una volta la prima partita è determinante, giochiamo contro il Brasile di fronte a 10mila spettatori (..alle finali nazionali difficilmente si arrivava a 2mila). L'Italia si batte alla grande e il pubblico lo capisce, siamo sempre a inseguire ma restiamo incollati ai nostri avversari andando al quinto e decisivo set. Sembra tutto perso quando si è 14-10 per loro ma i nostri gettano il cuore oltre l'ostacolo e rimontano fino a chiudere sul 17-15! E' la svolta. Gli azzurri prendono sempre più sicurezza e sulle ali dell'entusiasmo compiono un'altra impresa battendo la Germania Est 3-1. A quel punto schiantiamo la Bulgaria (3-0) e voliamo in semifinale prima ancora di giocare con la micidiale Urss, dove arriva la prima ininfluente sconfitta (0-3). Il risultato raggiunto va ben al di la delle più rosee aspettative ed il fatto di giocare contro la forte e ancora imbattuta Cuba per l'accesso in finale toglie pressione ai nostri ragazzi che non hanno nulla da perdere. Pittera se la gode e rincara la dose affermando alla vigilia che "la pallavolo è matematica e, per battere Cuba, due più due dovrebbe fare cinque". Il 30 settembre, sempre a Roma, si giocano le semifinali. Si comincia con l'Urss che strapazza l'altra sorpresa della competizione, la Corea del Sud, travolgendola con un netto 3-0. La partita fa da aperitivo al piatto forte della giornata, almeno per noi, la storica sfida contro Cuba. Gli spalti del PalaEur sono stracolmi, 18mila(!!) spettatori per una partita di pallavolo non si erano mai visti in Italia. I tifosi però capiscono che di speranze ce ne sono poche perchè pronti via andiamo subito sotto 9-0. Ancora una volta gli azzurri rimontano giocandosi il set punto a punto ma perdendo 17-15. La reazione ha però infiammato il pubblico che intanto ricomincia a sperare e sospinge i suoi ragazzi alla conquista del secondo set. I caraibici a quel punto si rendono conto che il pass per la finale non è così semplice come tutti credevano alla vigilia e adesso si ritrovano a lottare con l'entusiasmo di un intero Paese. Il terzo set si gioca alla pari, senza più sudditanza psicologica, in una bolgia infernale. Alla fine il set lo portiamo a casa noi, 16-14!. L'entusiasmo è a mille e ai nostri ormai riesce di tutto, anche contenere il ritorno dei forti cubani. Così sul 14-12 per noi è il siciliano Scilipoti a mettere a referto il punto decisivo del match regalando alla nostra Pallavolo l'impresa più grande, sino a quel momento, della sua storia: la conquista della finale mondiale. Pittera è osannato da tutti, anche quell'ultimo punto gli ha dato ragione visto che aveva puntato forte sui ragazzi siciliani, nessuno ha più dubbi è lui la vera anima di quella Nazionale. Il giorno dopo, domenica 1 ottobre 1978, si gioca la finale. Ormai siamo tutti sulle nuvole, come in trance, ma ci pensa l'Unione Sovietica a farci tornare sulla terra. Nel primo set gli azzurri si battono come leoni ma non c'è nulla da fare, i nostri avversari guidati dal formidabile centrale Aleksandr Savin ci prendono a pallate e perdiamo 15-10. Nel secondo sembra che si possa compiere l'ennesimo miracolo azzurro, visto che andiamo avanti fino al 13-7 ma qui, a salire in cattedra, è il forte palleggiatore Vjaceslav Zaytsev (padre dell'italianissimo Ivan, tra gli attuali più forti schiacciatori in circolazione) che avvia la rimonta sovietica fino alla conquista del set per 15-13. A quel punto crolliamo, più di testa che di gambe, definitivamente ed il quarto set si chiude con un emblematico 15-1. L'Urss sale, per la quinta volta, sul tetto del mondo. Ed è giusto così. All'Italia resta la consapevolezza di aver scritto una delle pagine più incredibili della storia dello sport nostrano. Tanta è la risonanza mediatica che persino il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, sempre attento a questi eventi, nomina tutti i componenti della rosa Cavalieri per Meriti Sportivi. Da quel momento la Pallavolo italiana cambierà pelle e quella Nazionale, passata alla storia col nomignolo affibbiatogli dai media di "Gabbiano d'Argento", può essere considerata la madre di quella che negli anni '90 dominò in lungo e in largo in campo internazionale, tanto da essere considerata la squadra di Volley più forte di ogni tempo. Ecco perchè i Campioni che vennero a seguire fino a quelli di oggi, in qualche modo, devono ringraziare proprio quei Cavalieri che in quel 1978 cambiarono anche il modo di concepire la Pallavolo in Italia.
Infine un paio di curiosità: innanzitutto il nome Gabbiano d'Argento, pare che l'immagine del volo dei gabbiani sul mare in un giornata di sole potesse essere associata, filosoficamente, a quelle delle divise dei nostri ragazzi quando andavano a schiacciare (o a muro) in quel magico Mondiale chiuso appunto con la medaglia d'argento. Inoltre va ricordato che quel risultato resta il punto più alto ottenuto nelle rassegne iridate organizzate nel nostro Paese, infatti, nelle altre due circostanze che abbiamo ospitato il Mondiale (2010 e 2018) abbiamo ottenuto un 4° e un 5° posto nonostante fossimo inseriti tra i favoriti. Anche questo rende l'idea della grandezza di quell'impresa!..

Questa la rosa completa del "Gabbiano d'Argento":
Nr      Giocatore          (Club appartenenza)
 1  Francesco Dall'Olio  (Panini Modena)
 2  Mauro Di Bernardo  (Edilmar Cesenatico)
 3  Claudio Di Coste      (Accademia Sport Roma)
 4  Giovanni Lanfranco   (Klippan Torino)
 5  Fabrizio Nassi           (Paoletti Catania)
 6  Marco Negri             (Edilcuoghi Sassuolo)
 7  Antonio Alessandro   (Paoletti Catania)
 8  Massimo Concetti     (Paoletti Catania)
 9  Antonio Greco          (Paoletti Catania)
10 Fabio Innocenti         (Cus Pisa)
11 Alessandro Lazzeroni (Cus Pisa)
12 Antonio Scilipoti        (Paoletti Catania)
CT Carmelo Pittera        (Paoletti Catania)

Il Gabbiano d'Argento al completo

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